
Come si fa a coltivare la dimensione dell’interiorità e insieme quella speciale prospettiva che ci rende sensibili e partecipi al mondo? Attraverso quali modalità la consapevolezza del lungo e complesso percorso compiuto per la libertà e l’autodeterminazione può intrecciarsi alla consapevolezza di vivere in un ecosistema che - oggi più che mai-necessita delle nostre cure? Dal dentro al fuori, in un’inscindibile unità tramata di molteplici relazioni: questa la materia dei focus di approfondimento che vanno in scena a Feminism.
“Dinamiche di autocoscienza”, previsto per domenica marzo alle ore 11 in sala Lonzi con il coordinamento della psicoanalista Manuela Fraire, pone al centro del confronto quattro volumi presentati dalle autrici (con l’eccezione di “Hijab butch blues”, presentato da Cecilia Dalla Negra, curatrice della collana “Voci kwir”). Parte da lontano la pratica dell’autocoscienza femminile e la storica Luisa Passerini ce ne offre un’approfondita panoramica in “Storie di donne e femministe” edito da Rosenberg & Sellier, ricostruendo profili di femministe importanti e interrogandosi sulla questione cruciale della trasmissione del sapere tra le diverse generazioni di donne. E qui entra in gioco la figura di Carla Lonzi, ancora capace di provocare e stimolare riflessioni: con un ricco apparato documentale, testuale e iconografico Linda Bertelli e Marta Equi Pierazzini, entrambe docenti di estetica, ne ripercorrono vicende esistenziali e intellettuali nel volume “Il corpo delle pagine. Scrittura e vita in Carla Lonzi”, pubblicato da Moretti e Vitali. Vincitore del premio Stonewall Book Award, “Hijab butch blues” di Lamya H., edito da Le plurali con la traduzione di Beatrice Gnassi, è un memoir dal ritmo serrato e avvincente in cui l’autrice costruisce con graduale consapevolezza la sua identità di donna migrante, musulmana e queer. E infine, può essere considerato uno degli approdi più significativi dell’autocoscienza quello rappresentato da Alessandra Chiricosta, filosofa esperta di arti marziali, nel suo libro edito da Castelvecchi “Muoversi nello spazio senza chiedere permesso. Autodifesa e autocoscienza combattente femminista”, in cui la consapevolezza intellettuale si unisce efficacemente alle discipline del corpo per realizzare la piena libertà.Dal dentro al fuori, si diceva: e siamo già nell’area tematica del focus “Contrappunti sulla questione ecologica. Piante ambiente territorio” previsto per sabato 1 marzo alle ore 11 in sala Lonzi con il coordinamento dell’ecologista Fulvia Bandoli e la partecipazione delle autrici.Si parte dal romanzo d’esordio della docente Marina Milani “Erba verde è il nostro letto”, pubblicato da 8tto Edizioni, che allaccia un’avvincente storia di famiglia al grande amore per le piante: dal bisnonno botanico ed esploratore fino al pronipote, che ne accoglie l’eredità non solo nella cura di piante e alberi dell’orto botanico di famiglia, ma anche nella militanza attiva nel movimento “Fridays for Future”. Ha piantato moltissimi alberi anche Wangari Maathai, l’ambientalista e attivista keniota che ricevette nel 2004 il Premio Nobel per la pace, una delle protagoniste, insieme ad altre donne di valore, di “Scienziate visionarie. 10 storie di impegno per l’ambiente e la salute,” il libro di Cristina Mangia e Sabrina Presto nato all’interno dell’associazione Donne e Scienza e pubblicato da Dedalo.L’urbanista Anna Marso e la storica Antonella Tarpino, entrambe appartenenti alla Società dei territorialisti, sono le autrici di “Sguardi sul paesaggio tra memoria e azione”, nella collana Dialoghi di Manifestolibri: un’opera di ricerca sul campo e di riflessione critica in cui il paesaggio viene a rappresentare, oltre le consuete interpretazioni, un modo diverso di guardare al territorio, indagando la qualità delle relazioni che tengono insieme umani e non umani, le nuovissime tecnologie e le tracce delle generazioni che ci hanno preceduto.
Maria Vittoria Vittori
Comments