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Dentro la complessità



Non è facile trovare nuove modalità di convivenza all'interno di comunità multietniche e multiculturali, e non lo è neppure avviare percorsi di consapevolezza là dove si manifesta la violenza del conflitto. Sono sfide di grande complessità, ma anche di assoluta importanza per il vivere individuale e collettivo. Questa è la materia problematica e scottante dei testi che animano altri due dialoghi di Feminism.Partiamo da “Vivere in comunità”, previsto per venerdì 28 febbraio alle ore 17 in sala Lonzi con il coordinamento della giornalista e saggista Alessandra Quattrocchi. Nel romanzo della scrittrice viennese Astrid Solomka, “L’intruso”, pubblicato da Le Assassine con la traduzione di Manuela Vidale e presentato in dialogo dall'editrice Tiziana Elsa Prina, centrale è l’indagine sull'assassinio di un giovane rifugiato afghano che finisce col portare alla luce, all'interno di quell'alta borghesia viennese che si ritiene solidale e inclusiva, tutto un mondo di violenti pregiudizi etnici e sociali.Sospesa tra diverse culture, trova un suo equilibrio la storia corale raccontata in “Il segreto nel mio nome” (Capovolte) e presentata a Feminism da Amal Oursana ,dottoressa olistica nata da genitori marocchini che dalla Francia si sono stabiliti in Italia. Sarà la giovane protagonista Assìa a imparare la difficile arte di tenere insieme la spiritualità del suo paese d’origine e le nuove esperienze italiane grazie a una lunga ricerca che la porterà alle radici del nome della sua famiglia.Con quella speciale attenzione verso le più rilevanti questioni socioculturali e la ricchezza di voci che la contraddistinguono, la rivista “Leggendaria”, fondata e diretta da Anna Maria Crispino, dedica al tema del woke uno speciale curato da Elvira Federici, Barbara Mapelli e Monica Luongo. Un tema dirompente, osservato e analizzato nelle sue molteplici articolazioni, tenendo presente che il punto nevralgico, nei confronti delle prevaricazioni e storture del passato, non è cancellare, ma, come scrive Federici, “incessantemente aprire, risignificare, facendo fiorire soggettività in divenire”.Nel dialogo “Percorsi di consapevolezza nei luoghi di conflitto”, previsto per domenica 2 marzo alle ore 16 in sala Tosi con il coordinamento di Loretta Bondì, presidente di Archivia, e la partecipazione delle autrici, trovano la loro collocazione tre volumi particolarmente significativi che, raccontandoci storie di resistenza e di ribellione, consentono di inoltrarsi in realtà ancora poco conosciute. “Il fronte degli invisibili. La guerra d’Ucraina” (Exòrma edizioni), scritto da Sara Reginella, psicoterapeuta e reporter, indaga sul lato scarsamente rappresentato del conflitto russo-ucraino, quello vissuto dalla popolazione dei territori sotto il controllo russo, con la profondità di chi lo documenta fin dal 2014. In “Questa terra e donna. Movimenti femminili e femministi palestinesi”, edito da Astarte, la giornalista Cecilia dalla Negra-che fa parte del collettivo “Osservatorio Medio Oriente e Nord Africa”- mostra come il percorso di soggettivazione politica, di emancipazione e di partecipazione delle donne palestinesi sia stata una costante che ha accompagnato l’intero corso del Novecento.Anche nel volume di Nadia Pizzuti “Iran. La lunga marcia delle donne”, edito da All Around, viene ricostruito storicamente un itinerario di consapevolezza e combattività: in questo caso, delle donne iraniane. Un percorso dapprima sotterraneo che esce allo scoperto con l’elezione, nel 1997, del presidente Khatami-evento documentato in presa diretta dall’autrice nel suo ruolo di corrispondente dell’Ansa- e passa per la figura cruciale di Shirin Ebadi, Nobel per la pace nel 2003, per poi arrivare, nel nome della giovane Mahsa Amini uccisa il 16 settembre 2022, al movimento “Donna, vita, libertà” e alle manifestazioni di piazza dei nostri giorni . 

Maria Vittoria Vittori

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